Fame di verità e giustizia

Ambiente e legalità: diritti da affermare

Nel 2023 i reati ambientali in Italia hanno superato quota 35.000. Le ecomafie avanzano, mentre manca ancora il recepimento della nuova direttiva europea sulla tutela penale dell'ambiente.

Il nostro Paese continua a subire ogni anno una grave e sistematica aggressione criminale al proprio patrimonio ambientale, culturale e agroalimentare. Solo nel 2023, i reati lungo le diverse filiere dell’ecomafia sono aumentati del 15,6%, confermando la portata e la pervasività di un fenomeno che mina la salute, l’economia e la sicurezza dei territori.

A un anno dall’approvazione della nuova direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, l’Italia non ha ancora avviato l’iter necessario al suo recepimento, che dovrà essere completato entro maggio 2026. Un ritardo grave, soprattutto alla luce della condanna inflitta al nostro Paese dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) il 30 gennaio scorso, per non aver tutelato il diritto alla vita — sancito dall’articolo 2 della Convenzione europea — delle 2,9 milioni di persone residenti nei 90 Comuni della “Terra dei fuochi”, tra Napoli e Caserta. Un territorio che continua a essere devastato da traffici e smaltimenti illegali di rifiuti.

In questo scenario, è urgente:

Difendere l’ambiente significa difendere la salute, la dignità e i diritti delle persone. Serve volontà politica e un impegno concreto, non più rinviabile.

12 punti scomparsi dall'agenda politica

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