Nasce il Comitato "Società civile per il NO al referendum"
20 dic 2025 - Il 10 gennaio a Roma: assemblea nazionale pubblica per dare il via alla campagna referendaria
In Senato la maggioranza ha trasformato in legge il testo, già approvato lo scorso aprile dalla Camera, che depotenzia drasticamente le funzioni di controllo della Corte dei conti e la responsabilità dei funzionari per i danni finanziari causati alla pubblica amministrazione. Una misura che somiglia a una ritorsione per il ruolo di attenta supervisione delle finanze pubbliche giocato dalla Corte, come nel caso dello stop di recente imposto al discutibile progetto della mega-opera del ponte sullo stretto. Di certo, si tratta di un ulteriore tassello nell’azione di progressivo e sistematico indebolimento delle istituzioni indipendenti di controllo, pervicacemente condotta dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene, sempre più insofferenti ai vincoli dello stato di diritto e inclini a un’azzardata “liberalizzazione” della spesa pubblica, nonostante i conclamati rischi di malversazioni, corruzione, sprechi, infiltrazioni mafiose.
La controriforma approvata prevede l'introduzione di una definizione molto più restrittiva di “colpa grave”, così esonerando i funzionari pubblici da ogni responsabilità contabile in una gamma molto più ampia di situazioni. Di fatto, si assicura loro una piena impunità anche di fronte a condotte che hanno deliberatamente generato gravi danni alle case pubbliche. Viene inoltre fissato un duplice limite – al massimo il 30% del danno – alla responsabilità finanziaria che può essere loro imputata, così riducendone notevolmente la valenza sanzionatoria. Il termine di prescrizione viene fissato in cinque anni, a prescindere dal momento in cui il danno è stato scoperto, anche in caso di occultamento intenzionale, così esonerando da sanzioni i funzionari infedeli più abili a nascondere i loro imbrogli. Anche i politici saranno resi più irresponsabili, grazie alla protezione di una norma che presuppone sempre la loro buona fede, salvo prova contraria, quando hanno avallato atti proposti dagli uffici tecnico-amministrativi – come accade di norma, visto il loro potere di nomina dei dirigenti. Da ultimo, viene previsto un criterio di silenzio-assenso di appena trenta giorni per i controlli preventivi della Corte dei conti: una tagliola che di fatto, anche per le lacune di organico della Corte, rischia di rappresentare un “liberi tutti” nell’approvazione di atti che comportano utilizzi discutibili o illegittimi delle risorse pubbliche. Il governo si vedrà inoltre delegato il potere di definire con ulteriori norme la riorganizzazione funzionale della Corte dei conti: c’è da temere che si vada in una direzione coerente con il dettato normativo approvato, depotenziando ulteriormente il ruolo di presidio istituzionale per la “buona amministrazione” fin qui svolto dalla Corte.
Libera si unisce alle voci autorevoli, interne ed esterne alla Corte dei conti, che segnalano come questa controriforma rischi di indebolire in modo significativo il suo ruolo anticorruzione e il controllo pubblico sulla responsabilità finanziaria. Sarà più difficile rilevare e punire i danni finanziari prodotti dagli atti illegittimi dei funzionari, creando uno “scudo” per gli stessi politici coinvolti in illeciti. Si rischia così di distorcere il ruolo istituzionale della Corte dei conti, che da organo di controllo giudiziario sarebbe assimilabile, nella maggior parte delle sue funzioni, a una più debole autorità amministrativa.