Rapporto sui porti e criminalità
I porti sono "Cosa nostra": tra il 2006 e il 2022 sono almeno 54 i porti italiani oggetto degli interessi della criminalità organizzata con la partecipazione di 66 clan
Scopri di piùLa seconda edizone del report di Libera che fa luce sui fenomeni criminali in ambito portuale.
Gli scali marittimi rappresentano una concreta opportunità per i gruppi criminali, che li sfruttano per incrementare i propri profitti e rafforzare legami con il mondo economico e istituzionale.
Dopo la pubblicazione della prima edizione, è ora disponibile la seconda edizione del rapporto _“Diario di Bordo. Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani”, a cura di Francesca Rispoli, Marco Antonelli e Peppe Ruggiero.
Il rapporto raccoglie ed elabora dati provenienti da fonti istituzionali e qualificate — Assoporti, Commissione Parlamentare Antimafia, Direzione Investigativa Antimafia (DIA), Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNAA), Agenzia delle Dogane e Guardia di Finanza — fornendo un’analisi documentata e approfondita sul rapporto tra criminalità organizzata, corruzione e sistema portuale italiano.
Nel 2024 sono stati registrati 115 episodi di criminalità all’interno dei porti italiani, con un aumento del +4,5% rispetto al 2023. I porti coinvolti sono saliti a 30 (contro i 28 dell’anno precedente).
Livorno guida la classifica con 16 casi, seguita da Bari e Genova con 10 ciascuno. Particolarmente rilevante l’incremento del porto di Bari, passato da un solo caso nel 2023 a 10 nel 2024. Seguono Napoli (da 1 a 7) e Venezia (da 2 a 7). Sono cinque i nuovi porti entrati nel monitoraggio per la prima volta nel 2024: Barletta, Carrara, Lacco Ameno, Marina di Stabia e San Benedetto del Tronto.
A livello regionale, la Liguria si conferma al primo posto con 18 casi, seguita da Toscana (17), Puglia (16) e Campania (15).
Il 77,9% dei casi riguarda traffici illegali in entrata, mentre il 9,5% attiene a esportazioni illecite. I principali traffici identificati:
Dal 1994 al 2023, le relazioni della DIA e della Direzione Nazionale Antimafia hanno censito 109 gruppi criminali operativi in attività lecite e illecite in 69 porti italiani. Le infiltrazioni mafiose non riguardano solo le grandi organizzazioni (‘ndrangheta, camorra, cosa nostra), ma anche gruppi meno noti come la banda della Magliana, la Stidda, la Sacra Corona Unita e diverse compagini locali.
Significativa anche la presenza di organizzazioni criminali straniere: asiatiche, dell’Est Europa, del Nord Africa, ma anche provenienti da Albania, Cina, Messico e Nigeria.
Nel periodo 2018–2024, sono stati rilevati 41 episodi di presunta corruzione all’interno delle Autorità di Sistema Portuale, sulla base dei rapporti dei Responsabili della Trasparenza e della Prevenzione della Corruzione pubblicati dai 16 enti monitorati. Un dato che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ancora largamente sommerso.
“I porti non sono solo luoghi di transito: sono porte d’ingresso e uscita di traffici leciti e illeciti. Qui si intrecciano operazioni di contrabbando, traffico di droga, frodi fiscali, infiltrazioni negli appalti e riciclaggio. Con miliardi di euro destinati agli investimenti infrastrutturali, anche attraverso il PNRR, è fondamentale accendere i riflettori su queste aree vulnerabili.” Francesca Rispoli - co-presidente di Libera
Il rapporto mira a colmare un vuoto informativo e offrire strumenti utili a cittadini e cittadine, istituzioni e operatori del settore per comprendere come e dove agiscono le organizzazioni criminali nei porti italiani. Solo così è possibile rendere questi snodi strategici meno permeabili alle infiltrazioni mafiose e alla corruzione.