Viaggio in Albania: beni confiscati e imprenditoria sociale
Nell'ambito del progetto TWIST, dal 22 al 25 novembre siamo tornati in Albania. Obiettivo di questa missione: condividere l'esperienza italiana in tema di riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie.
Si è conclusa da poco l'ultima trasferta in Albania, una tra le tante attività previste dal progetto TWIST - Verso un nuovo modello di imprenditoria sociale nei beni confiscati in Albania.
Neanche la pioggia torrenziale ha fermato il nostro viaggio verso Valona e Scutari, regalandoci così due giornate intense di formazione e confronto. Durante la trasferta abbiamo incontrato rappresentanti di diversi Comuni albanesi e tantissimi soggetti della società civile organizzata. Con tutti loro abbiamo ragionato sulle modalità e sulle opportunità che, anche nell’area balcanica, si possono creare attraverso una progettazione partecipata su immobili e proprietà sottratte al potere criminale.
Il viaggio del progetto Twist è stato per noi un’occasione molto importante per conoscere più da vicino le tante realtà della società civile che da tempo sono impegnate nel rispondere ai bisogni territoriali, costruendo percorsi etici e inclusivi che possano coinvolgere le fasce più fragili della popolazione. La tutela delle minoranze Rom, la salvaguardia dell’ecosistema territoriale, realtà che sviluppano azioni di contrasto della violenza domestica o, ancora più semplicemente, piccole imprese sociali che creano nuove opportunità per i giovani del territorio, sono solo alcune dei soggetti non profit che si sono avvicinati al tema del riutilizzo sociale, ragionando su come riattivare spazi pubblici e nuove energie associative.
Allo stesso modo, le due sessioni formative sono state arricchite dalla presenza di rappresentanti dei Comuni delle aree di Valona e Scutari, che hanno riportato la loro esperienza lavorativa nell’ambito delle politiche sociali.
Proprio il tessuto associativo albanese è stato già protagonista di alcuni progetti per realizzare esperienze di impresa sociale nei beni confiscati alle mafie e ai corrotti, con dei risultati esemplari nell’area dei Balcani Occidentali e nello scenario europeo, più in generale. L'Albania infatti, grazie alla legge num. 10192 del 2009 si è fatta portatrice del traguardo raggiunto dalla legislazione italiana in tema di riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati, inserendo all'interno del suo ordinamento questa possibilità. Parallelamente nel 2008 è stata anche costituita anche l'Agenzia per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati in Albania, con funzioni molto simili a quella italiana e che gioca un ruolo chiave all’interno di questo progetto.
In questo contesto, si inserisce in particolare il lavoro che assieme ai partner di progetto, Partners Albania for Change and Development e il Comune di Tirana, stiamo strutturando per sostenere 13 imprese sociali albanesi (nuove o esistenti), di cui 3 all’interno dei beni confiscati. Una grande sfida, che vuole trasformarsi in un profondo segnale di riscatto del territorio e di forte contrasto a mafie e corruzione.
Un segnale tangibile per le realtà albanesi che saranno dirette protagoniste di un processo di rigenerazione dei beni che appartenevano a corrotti e alla criminalità organizzata locale e internazionale; un’azione che, come ci ha descritto Christian uno dei partecipanti di questi giorni, possa essere capace di “fare giustizia nei confronti degli ingiusti, generando nuove opportunità per la comunità”.
Un segnale che non vuole impattare solo nello scenario albanese, ma che costituisce un pezzo fondamentale del lavoro di advocacy sulla promozione di riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati che Libera si propone di rafforzare in Europa, grazie alla rete Chance e in Centro e Latino America grazie alla rete Alas e a progetti come Bien Restituido.