La legge n. 109/96 per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie compie ventidue anni
Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati: sono 720 soggetti diversi (come associazioni e cooperative sociali) impegnati nella gestione.
La legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie compie ventidue anni. Dal 7 marzo del 1996 le esperienze di gestione di beni confiscati alle mafie si sono moltiplicate, pur restando criticità da risolvere. Una ricerca di Libera dal titolo "BeneItalia" ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati presenti nel nostro Paese: sono rappresentate da 720 soggetti diversi (come associazioni e cooperative sociali) impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, di varia natura e tipologia. Il dato si riferisce a 17 regioni su 20.
Dai dati raccolti attraverso l’azione territoriale della rete di Libera emerge che il maggior numero di realtà sociali (quasi il 50%) è costituito da associazioni di diversa tipologia (384) e cooperative sociali (188). Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 8 associazioni sportive dilettantistiche, 27 ATS (associazioni temporanee di scopo), 13 consorzi di cooperative, 45 beni gestiti direttamente da diocesi, parrocchie e caritas, 20 fondazioni, 16 gruppi scout (Agesci e Cngei), 12 istituti scolastici di diversi ordini e gradi, 4 comunità di recupero e di reinserimento per soggetti in condizione di svantaggio, 4 cooperative di lavoratori di aziende confiscate, 2 enti di formazione professionale e 1 ordine professionale.
Le realtà sociali gestiscono principalmente appartamenti, ville e terreni. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 188 soggetti gestori, segue la Lombardia con 144, la Campania con 116, la Calabria con 101 seguita dalla Puglia con 68 e il Lazio con 41.
Progettazione condivisa, trasparenza, volontariato, economia sociale, mutualità, azioni di fundraising: tanti sono i fattori che hanno contribuito alla nascita e alla diffusione di queste esperienze. I beni confiscati alle mafie e riutilizzati socialmente, oggetto di questo impegno ampio e diffuso, sono diventati così una sorta di "indicatore" dell'efficacia di strategia, strumenti e risorse impegnate sul versante della legalità, della giustizia sociale, dell'inclusione, della diffusione di una cultura della cittadinanza responsabile e dell'etica d'impresa. E' la legalità che conviene.
Rispetto ad una precedente ricerca di Libera, non è cambiato di molto il dato sullo stato delle condizioni strutturali e sui tempi dal sequestro alla destinazione e assegnazione dei beni. Dalla ricerca si evince un dato di particolare interesse circa lo stato delle condizioni strutturali in cui il bene è stato trasferito alle associazioni e cooperative: in due casi su tre il bene arriva alla fase del riutilizzo in mediocri/cattive condizioni strutturali e solo nel 12%, il bene si trova in condizioni buono/ottimo. Mediamente nel campione della ricerca di Libera tra il sequestro e l'effettivo riutilizzo sociale trascorrono ben 10 anni.
Complessivamente secondo i dati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (www.openregio.it, febbraio 2018) sono 13.146 i beni immobili destinati con la Sicilia prima regione con 5.110 beni immobili destinati, seguita dalla Calabria con 2.265 beni immobili e Campania con 1.906. Sono invece in totale 17.333 gli immobili in gestione (in attesa di risolvere criticità e di essere destinati alle amministrazioni statali ed agli enti locali): con 6339 immobili in gestione è la Sicilia la prima regione seguita da Campania con 2.573 e Calabria 2.154.
“Dalla ricerca - commenta Davide Pati, vicepresidente nazionale di Libera - si evidenzia come tante realtà del volontariato, dell'associazionismo, della cooperazione, attraverso l'uso sociale dei beni confiscati sono diventate palestre di democrazia, occasione di lavoro vero, pulito, di accoglienza per le persone fragili e in difficoltà, di formazione e impegno per migliaia di giovani che volontariamente, ogni anno, vi trascorrono un periodo dell'estate. Segni di speranza in territori che la speranza avevano perso, dimostrazioni che la ribellione alle mafie (e alle forme di corruzione e parassitismo che le facilitano) è possibile se tutti - cittadini e amministratori, associazioni e istituzioni, politica ed economia, mondo laico e religioso - ci assumiamo le responsabilità del bene comune, comportandoci come il cittadino onesto, responsabile e solidale di cui ci parla ma soprattutto a cui parla la Costituzione. Nel 22° anniversario della legge n. 109/96 auspichiamo, infine, la rapida approvazione dei provvedimenti ministeriali di attuazione della riforma del codice antimafia, attraverso il rafforzamento dell'Agenzia nazionale, l'estensione della confisca dei beni ai corrotti e l'accessibilità ai fondi finanziari di investimenti e per il credito. Nella convinzione che il percorso avviato nella programmazione 2014-2020 dalle politiche di coesione nazionale ed europea potrà favorire il ruolo delle amministrazioni statali, delle Regioni e degli enti locali."
Per far conoscere e mettere in rete le pratiche di riutilizzo sociale, Libera lancia fino al 21 marzo, XXIII Giornata nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, l’hashtag #apriamoilbene con il quale i coordinamenti territoriali delle associazioni, i soggetti gestori, le scuole, il sindacato, i cittadini attivi racconteranno la loro esperienza e i beni confiscati diventeranno luoghi di memoria e di impegno.