In Argentina con Bien Restituido
Prosegue il progetto sul riutilizzo sociale in America Latina
La lotta contro le mafie, la corruzione e la criminalità organizzata è diventata sempre di più una sfida internazionale. Solo costruendo una risposta globale a questi fenomeni, che veda coinvolte la società civile e le amministrazioni, sarà possibile attivare processi di cambiamento e di sviluppo alternativo.
Di fronte alla grande sfida che le amministrazioni pubbliche hanno per combattere in modo più efficiente il traffico di droga attraverso il perseguimento dei beni della criminalità organizzata, il programma creato e finanziato dall'Unione Europea, COPOLAD III, orientato alla lotta contro la droga, e Bien Restituido, progetto cofinanziato dall'Unione Europea e realizzato da Libera, che promuove il recupero dei beni per uso sociale, insieme al Gruppo d'Azione Finanziaria Latinoamericano (GAFILAT) hanno organizzato un seminario internazionale sul recupero, l'amministrazione e la destinazione ad uso sociale e comunitario dei beni confiscati al narcotraffico e alla criminalità organizzata. L'attività è iniziata giovedì 30 maggio, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Buenos Aires con un dialogo tecnico e un seminario pubblico tra le organizzazioni pubbliche e sociali che sono tra quelle responsabili dell'amministrazione e della destinazione dei beni confiscati in America Latina e in Europa. Hanno partecipato i responsabili delle agenzie di gestione dei beni confiscati di Argentina, Italia, Spagna, Francia, Colombia, Brasile, Uruguay, Repubblica Dominicana, Costa Rica e altre istituzioni legate a questo tema provenienti da 19 Paesi di Europa, America Latina e Caraibi, oltre a organizzazioni della società civile nei diversi Stati.
Nel pomeriggio, con tre conferenze aperte al pubblico, si è discusso di recupero, amministrazione e smaltimento dei beni confiscati, quadri normativi ed esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Alle conferenze hanno partecipato il Direttore dell'Assistenza Legale Internazionale del Ministero degli Affari Esteri, del Commercio Internazionale e del Culto, Aldana Rohr; l'Ambasciatore dell'Unione Europea in Argentina, Amador Sánchez Rico; il Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Buenos Aires, Leandro Vergara; il Direttore dell'Agenzia Nazionale per l'Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (ANBSC), Bruno Corda; il Presidente della Società per i Beni Speciali della Colombia, Daniel Rojas; il rappresentante del Fondo Spagnolo per i Beni Confiscati, Luis Montero; il Segretario Esecutivo della Task Force di Azione Finanziaria dell'America Latina (GAFILAT), Esteban Fullin, tra gli altri.
Nell'Unione europea siamo impegnati nella cooperazione internazionale per affrontare la criminalità organizzata. Per questo abbiamo creato e finanziato il COPOLAD. Gli interventi che si sono succeduti durante il pomeriggio hanno sottolineato, seppur da differenti punti di vista, quando sia importante diffondere a livello internazionale il riutilizzo sociale dei beni confiscati e il loro impatto positivo; quattro sono dimensioni in cui quest’azione avrà poi un riflesso concreto: una dimensione giudiziaria, con l'affermazione del principio di legalità e la repressione dei fenomeni economici criminali. Una dimensione economica, con la restituzione diretta al territorio delle risorse sottratte illegalmente. Una dimensione politica, quando lo Stato riesce a ricreare un legame con i cittadini e a imporre la propria presenza sul controllo mafioso. Una dimensione sociale e culturale, quando i beni confiscati diventano un segno di “rieducazione” per il territorio, che si abitua a trascurare certi abusi.Libera, raccontando le esperienze italiane e l’impegno politico di sostegno alla normativa, ha sottolineato che:
“Oggi, a 28 anni dall'approvazione della legge italiana sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, l'impegno di Libera nel promuovere questo percorso normativo è ancora più forte. L'obiettivo di questo impegno è trasformare i beni confiscati, un tempo riflesso del potere mafioso, in beni comuni, strumenti al servizio delle nostre comunità. Confiscare i beni della criminalità organizzata e riutilizzarli ci permette di costruire percorsi di esperienze di prossimità che cambiano
radicalmente la nostra vita. Aprire i luoghi confiscati e farli gestire dalla società civile organizzata ha il significato profondo di costruire una risposta alla presenza della criminalità, per una comunità in cui nessuno si senta escluso"
Nel caso dell'Argentina, Lucas Manjon, coordinatore del progetto Bien Restituido, ha spiegato la situazione argentina: “La legge che regola l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati risale al 1974, e la normativa deve essere aggiornata per rispondere alle sfide attuali. Oltre a norme moderne, trasparenti ed efficienti, è necessario porre l'accento su due punti centrali per lo sviluppo di una politica di questo tipo: il consenso e la partecipazione della società civile. Se non c'è consenso politico per lo sviluppo di un programma che affronti i problemi della società civile, è necessario che la società civile si impegni a sviluppare una politica di prevenzione.”
Senza il sostegno della società civile, infatti, sarà impossibile andare avanti e raggiungere l’obiettivo ambizioso di rendere l’Argentina il primo Paese in America Latina ad avere una legge simile a quella italiana. Attraverso il percorso progettuale di Bien Restituido, Libera e le associazioni partner stanno cercando di ottenere il massimo consenso su una politica pubblica di questo tipo. I proventi della criminalità organizzata diventeranno, così, un “bene comune” al servizio delle comunità colpite da questo problema. Questa è la vera giustizia riparativa che ci permette di rafforzare le nostre democrazie. Borja Díaz, direttore del Programma COPOLAD III/FIIAPP, ha sottolineato:
“La lotta al narcotraffico deve essere accompagnata da un'azione sociale, che permetta di recuperare i territori danneggiati dalla presenza della criminalità organizzata, ricostruendo la fiducia tra questi territori e lo Stato. La destinazione dei beni sequestrati a scopi sociali e culturali risponde a questo obiettivo".