Cinque proposte, cinque impegni per la giustizia ambientale e sociale
Con la presentazione del Manifesto si è conclusa ControEcomafie, la conferenza nazionale organizzata da Libera e Legambiente, in collaborazione con l’Università Roma Tre e Casa Comune, per celebrare i dieci anni dalla legge 68 del 2015, che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice penale.
“La lotta alle mafie, alle ecomafie, la tutela dell’ambiente sono le nuove sfide. Oggi c'è una patologia nazionale che si chiama corruzione ma guarda caso alcuni meccanismi di contrasto alle mafie e corruzione sono stati messi in discussione e in alcuni casi modificati. Anche noi dobbiamo impegnarci, fare la nostra parte darci una mossa e assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più.” Don Luigi Ciotti, Presidente nazionale di Libera
Nel Manifesto sono raccolte le proposte rivolte a Governo e Parlamento e gli impegni per rafforzare una rivoluzione normativa avviata dieci anni fa. L’obiettivo: contrastare con maggiore efficacia le ecomafie, che continuano a fare affari d’oro danneggiando ambiente, salute pubblica ed economia.
I numeri di dieci anni di legge 68
Il bilancio elaborato da Libera e Legambiente è chiaro e preoccupante:
- Quasi 7.000 reati ambientali accertati, uno ogni 3 controlli.
- Oltre 12.000 persone denunciate, centinaia gli arresti.
- Quasi 2.000 sequestri, per un valore superiore a 1 miliardo di euro.
Le regioni più colpite:
- Campania: prima per controlli, reati totali (1.440), traffico illecito di rifiuti (351) e reati previsti dalla parte Sesta-bis del Testo unico ambientale (869).
- Puglia: prima per il reato di inquinamento ambientale (260) e per numero di arresti (100).
- Calabria: prima per il reato di disastro ambientale (59).
- Sicilia: prima per valore dei beni sequestrati (oltre 432 milioni di euro).
- Sardegna: prima per violazioni alla legge 231/2001 (179) e seconda per i reati previsti dalla Sesta-bis.
Un’Italia più consapevole, ma ancora troppo lenta
Dal primo Rapporto Ecomafia del 1994 ad oggi, la consapevolezza è cresciuta. Ma i ritardi sono ancora molti, come dimostrano:
- Le bonifiche mai avviate nei Siti di Interesse Nazionale (SIN),
- La condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per la mancata tutela della vita nella “Terra dei fuochi”.
I crimini ambientali hanno oggi una dimensione transnazionale e richiedono risposte coordinate, in Italia, in Europa e a livello globale.
“Grazie a trent’anni di mobilitazione abbiamo ottenuto riforme fondamentali, ma ora è il momento di completare questa rivoluzione. Non ci sono più alibi: la Costituzione oggi tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi. È tempo di agire.”
Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente
Le 5 proposte di Libera e Legambiente:
- Recepire la direttiva UE del 2024 sulla tutela penale dell’ambiente, aggiornando il Codice penale italiano con nuovi reati e definendo una strategia nazionale contro l’ecocriminalità.
- Promuovere una convenzione internazionale per il contrasto ai crimini ambientali transnazionali nell’ambito della Convenzione ONU contro la criminalità organizzata.
- Inserire nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare e contro gli animali.
- Rafforzare la lotta all’abusivismo edilizio, con più risorse per Comuni, Prefetture e autorità giudiziarie e con norme più efficaci.
- Accelerare la bonifica dei siti contaminati, promuovendo progetti di riconversione ecologica.
Oltre alle proposte, il Manifesto fissa anche cinque impegni concreti e condivisi:
- Sostenere le comunità locali nelle vertenze contro l’aggressione ecocriminale, anche sul piano giudiziario.
- Promuovere campagne nazionali comeEcogiustizia subito e Fame di verità e giustizia per ottenere risposte istituzionali.
- Sviluppare attività di monitoraggio civico, come nel caso delle Olimpiadi Milano-Cortina, per garantire trasparenza nell’uso di fondi pubblici.
- Coinvolgere scuole e università per diffondere tra i giovani la conoscenza dei fenomeni ecomafiosi.
- Monitorare il rispetto degli impegni internazionali nella lotta all’ecocriminalità.